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Erano feccia, e lo sapevano. Uno scherzo che non faceva ridere nessuno, men che meno il pagliaccio messo davanti a tutti. Ozzy Osbourne, senza l'ombra di un sorriso sul suo viso da clown triste, confessa: "Eravamo quattro coglioncelli del cazzo di Birmingham, cosa vuoi che ne sapessimo?" Questi sono i Black Sabbath, e il loro sogno si è trasformato in un incubo quasi subito. Padrini del metallo pesante, ma incapaci di sottrarsi ai giochi di manager senza scrupoli, spacciatori della peggior specie e donne totalmente fuori di testa. Sovrani dell'universo del rock, hanno ucciso la propria carriera così tante volte che ogni tour degli ultimi vent'anni va considerato una resurrezione. I padrini dell'heavy metal racconta la storia dei Sabbath con una quantità di dettagli e dietro le quinte mai vista prima. Perché hanno licenziato Ozzy e come la sua onnipotente moglie e manager ha deciso di salvarli. Come Tony Iommi, leader e chitarrista, ha trascorso anni in preda alla cocaina cambiando decine di line-up nel tentativo di tornare lì dove avevano iniziato, per darla vinta ai suoi fantasmi in una galera californiana, dove il prezzo della cauzione sarà la prima di infinite reunion salvavita con Ozzy. Come Bill Ward, il batterista, ha perso milioni di dollari tra alcol e droga, per finire a fare l'elemosina a Venice Beach. E come Geezer Butler, il bassista, se ne andato dalla band tre volte nel corso degli anni, prima di ritornare per "fare un paio di milioncini" con la reunion del 2013.